Racconti

LA RABBIA E LA SPERANZA

Gigante

....Il colore marrone della carena e il bianco della bandiera rompevano la monotonia del grigio di quel paesaggio che ormai da tanto, troppo tempo il gigante aveva imparato ad osservare. La nave si avvicinava a una velocità sempre maggiore finchè si fermo proprio lì davanti all’isolotto. Su di essa un grande essere dalle forme a lui similari si fermo a guardarlo e i due immobili e silenziosi incrociavano i lori sguardi. Quanti pensieri passavano ora nella mente del triste gigante, quanti sogni sembravano prendere forma, e quante risposte sembrava voler dare nel silenzio quella nave così bella alla sua vista. Non fece a tempo però a pensare a cosa dire che la nave alzò l’ancora e ripartì sparendo nella nebbia a ricostituire quel cielo grigio e compatto a cui il gigante era tanto abituato. Perché era arrivata? E perché non si era fermata di più? Perché non gli aveva rivolto la parola e perché se ne era andata senza chiedergli nulla? Perché lo aveva lasciato di nuovo solo? Ah quante domande si poneva il povero gigante, domande nuove e diverse da quelle che si poneva prima, domande cariche di delusione. Dentro di lui però qualcosa si agitava e guardando il cielo sempre uguale nel suo grigiore cominciava a sbuffare e a imprecare, non riusciva a stare più fermo dietro il muro della sua dimora. Usciva ora sempre più spesso nel freddo di quel gelido , implacabile e interminabile inverno. Non sopportava più quei neri alberi che lo guardavano in senso di ammonito e che lo giudicavano rozzo e gretto e così un giorno con la sua ascia li tagliò di netto, quelli che erano stati i suoi unici amici nelle notti buie e che con i ram sembravano schernirlo di continuo ora erano lì che giacevano spezzati e con quei rami il gigante accese un fuoco e notò che il grigiore di quel plumbeo cielo perdeva consistenza e che la nebbia così pungente acquistava colore e u tenero arancio si distingueva tra la grandine e la neve. Ed ecco di nuovo quel puntino all’orizzonte, lo stesso puntino che aveva visto giorni addietro, prendere forma e diventare di nuovo l’immagine di una nave, la stessa nave e stessa bandiera batteva in alto a sfidare il vento. Ah lo voleva vedere di nuovo in volto quell’essere similare e non avrebbe abbassato lo sguardo davanti a lui ma anzi lo avrebbe sfidato e gli avrebbe vietato di attraccare alla sua isola. La nave arrivò lì davanti e il gigante urlò di andar via, di non gettare l’ancora in mare e di abbassare la bandiera perché suo era quel mondo e suo quel territorio. Ma la nave non ascoltò e gettò l’ancora e la scialuppa fu messa a mare e l’essere, lo stesso essere di quella vota scese e si fece largo tra il vento e la grandine. La neve di colpo smise di cadere e sotto le pesanti orme dell’essere che arriva timido si vedevo un filo d’erba. Smise di brontolare e ruggire il vento e una brezza tiepida accarezzava ora il viso non più tagliente come la lama di un coltello. L’ essere si rivolse al gigante e disse porgendogli la mano: “Vieni con me ti porto sulla terraferma” Il gigante attonito guardava e fece per aprire la bocca e reclamare quando vide che il cielo si apriva dalle nuvole e che un raggio di sole colpiva il punto in cui giacevano gli alberi ormai cenere dopo il fuoco della notte. “perché me lo chiedi ora e l’altra volta non ti sei neanche fermato?” gli disse il gigante “ oh caro mio” disse l’essere “non mi fermo tutte le volte che qualcuno vuole, mi fermo quando il tempo è maturo e la primavera è alle porte” “ma qui non c’è mai la primavera” disse il gigante “ tu sei la rassegnazione “ disse l’essere ” e la rassegnazione da sola non porta a nulla e nulla le può venire incontro” “ma tu sei passato l’altra volta, potevi aiutarmi e non ti sei fermato” “io sono la speranza “ disse l’essere “e la speranza con la rassegnazione non va da nessuna parte ed entrambe affonderebbero in un mare di grigiore e di implacabile inverno senza sufficienti forze per lottare contro il vento” “ e allora perché ora ti sei fermato e vuoi portarmi via’” replicò il gigante che non riusciva a intendere le sue parole “ perché non sei più la rassegnazione ora, tu ora sei la Rabbia e la rabbia con la speranza possono solcare il mare e trovare il sole”. (Diana Mastrilli)