Faro

L'uomo del faro

Seduto sui gradini, guardava il mare. Era il guardiano di un faro. Quante storie sapeva raccontare, storie vissute, storie di navi, di marinai, di gente che ama il mare. Passava ore a scrutare l'orizzonte e aspettava.
Un giorno, immerso nei suoi pensieri, vide in lontananza una donna. Camminava lentamente, la testa lievemente abbassata e il vento le scompigliava i lunghi capelli biondi. Lui la guardò, lei, passandogli vicino, alzò lo sguardo verso di lui. Lui la guardò ancora. Lei continuò a camminare poi, improvvisamente, si girò, ritornò sui suoi passi e si sedette sui gradini del faro, vicino a lui. Gli disse che veniva da lontano e cercava un po’ di pace. Le vicissitudini della vita la portavano spesse volte lontano, in un mondo turbolento e lei invece cercava solo un po’ di serenità. Il guardiano del faro rimaneva in silenzio ad ascoltare. Non le chiese nulla nemmeno il suo nome, forse non glielo avrebbe mai detto. La chiamò la Donna del mare: dal mare era arrivata ed era così bella.
Lui la guardava attentamente e notò che c'era qualche piccola ruga sulla sua fronte, erano i dispiaceri che lei aveva provato. Aveva degli occhi stupendi e guardandoli era come leggere il romanzo della sua vita.
Si guardarono a lungo, senza parlare. Il silenzio era rotto dalla voce dei gabbiani e dallo sciabordio del mare. Lei stringeva una conchiglia nella mano e ogni tanto la guardava e sorrideva e i suoi occhi si illuminavano di una strana luce. Quante cose avrebbe voluto dire a quella donna arrivata dal mare. Ma non sapeva cosa fare, sembrava tutto un sogno, lui che è sempre stato solo."E se fosse solo un sogno" - pensava tra sè. "Se alla mia prima parola tutto svanisse?" - Continuava a guardarla come incantato da quella presenza evanescente. "E se le sfiorassi una mano?"- pensava. Questo desiderio era così forte in lui e ne aveva bisogno. Quanti anni da solo, quanti sogni mai esauditi. Prese coraggio, allungò una mano e sfiorò quella della donna. Lei lo guardò e quella luce negli occhi ritornò. Un sorriso illuminò il suo volto e, senza parlare, strinse quella mano.
Il guardiano del faro non parlava, la guardava semplicemente, ma il suo cuore era pieno di felicità. Quella mano che stringeva gli aveva donato un po’ di calore. Nella sua vita tumultuosa aveva girato il mondo, era stato in terre lontane, aveva alle spalle mesi e mesi di navigazioni, aveva girato tutti i mari della terra ma un giorno decise di fermarsi e si ritirò in quest'isola meravigliosa. Aveva finalmente trovato un posto dove fermarsi. E quel faro era diventato la sua casa. Faceva il suo lavoro con passione ma era triste. Gli mancava qualcosa per dare un senso alla sua vita e vedendo questa donna la sua tristezza era scomparsa. Si sentiva un altro. Guardava la donna, apparentemente serena, e da quando le aveva toccato la mano sentiva che in lei c'era qualcosa di profondo che l'attanagliava come una nave in tempesta e lui intuiva che la donna del mare avrebbe voluto liberarsi di quel carico così pesante.
E la guardava, la scrutava. C’era qualcosa di magico nel suo viso, nel suo sorriso. Qualcosa che donava pace. Doveva parlarle. Questo strano incontro era troppo importante per lui. Sentiva nel suo cuore che lei lo avrebbe ascoltato. Prese coraggio e le disse:”Sono giorni e giorni che aspetto. Mi siedo qui e guardo il mare, il mio unico amico sempre pronto ad ascoltare i miei pensieri ed i miei sogni. Non passa mai nessuno da queste parti, vedo solo navi in lontananza ed io le conduco in porti sicuri.” Entrambi guardarono l’orizzonte e notarono che il cielo cominciava a colorarsi di rosa. Una leggera brezza si era alzata e un profumo intenso si era impadronito dell’aria. Lui parlava del mare, di quando era in burrasca e delle notti calme e bellissime. Delle sue giornate e della sua solitudine. Della sua vita vissuta in mare, di quello che aveva visto navigando per mesi e mesi e della voglia di fermarsi. E l’aveva trovato e un giorno in quel posto era arrivata una donna, una bellissima donna uscita del mare. Lei lo guardò, ed ecco nuovamente quel sorriso dolce e pieno di tenerezza. Come avrebbe voluto abbracciarla in quel momento. Sentire il calore del suo corpo, sentire il profumo della sua pelle.
Ma chi era. Come era arrivata qui, era sola, oppure qualcuno l’aspettava. Tutte queste domande gli continuavano a girare per la mente. Avrebbe voluto avere risposte, ma non chiese nulla.
Il sole stava tramontando, l’avrebbe persa, se ne sarebbe andata. Doveva fare qualcosa per non perderla, per farla restare. Ma lei stava lì, guardava il mare. Sul suo viso una leggera tristezza, come se, come il sole che se ne stava andando, anche la sua luce si stava spegnendo. Ad un tratto lei si alzò e disse: ”Dovrei andare, si sta facendo buio. Qui è tutto così bello, c’è pace e tranquillità. Con te sono stata così bene, era tanto che non mi succedeva. Vorrei poter restare, le tue parole mi hanno portato in posti lontani, ho volato con la fantasia sopra gli oceani come un gabbiano. Grazie Guardiano del faro". No, non poteva lasciarla andare così. Sentiva che anche lei avrebbe voluto restare. Ma cosa fare? Le avrebbe chiesto di rimanere, l’avrebbe ospitata per la notte nel suo faro. Avrebbero parlato e ammirato il mare. Fece un bel respiro e disse:” Fermati qui, rimani con me una notte, solo una notte”. La guardò intensamente e lei rispose a quello sguardo. Nei suoi occhi ritornò quella luce. Lui le sfiorò il viso con la mano. Lei non si mosse. “Com’era calda quella mano” – pensò. Da quanto tempo non provava una sensazione così intensa. Un brivido le percorse il corpo. Guardò con attenzione il viso di lui. Era un bell’uomo. Avrà avuto circa la sua età. Il viso di un uomo di mare, occhi chiari e profondi che rivelavano una grande solitudine. Gli avrebbe detto di si. Era sola anche lei. “Mi fermerò qui con te” – disse – “Mi racconterai ancora un po’ delle tue storie ed io tornerò a volare con la fantasia”.
Salirono in cima al faro. Com’era bello lassù, vicino al cielo. Sotto di loro il mare respirava lentamente e le prime stelle cominciavano a fare capolino in mezzo al blu. L’aria era fresca e profumata. Il guardiano del faro andò ad accendere la grande lampada ed un fascio di luce investì la donna. Strinse gli occhi e si girò verso il mare. Il raggio illuminava l’orizzonte, pronto ad avvertire i marinai. Era come incantata da quella luce e non si accorse che lui era dietro di lei. Sentì il suo respiro e sentì le sue mani sulle spalle. Rimase immobile e lasciò che quelle mani l’accarezzassero. Il suo cuore batteva forte e lentamente si appoggiò al suo petto e lui l’abbracciò. Rimasero in silenzio. Avrebbe voluto fermare il tempo. Cancellare ogni ricordo nella sua mente. Adesso era lì, insieme a quell’uomo ed era felice, finalmente si sentiva in pace. Si girò verso di lui, i suoi occhi la guardavano con dolcezza. Gli sussurrò: - ” Mi stai regalando un sogno” – e gli sorrise. Lui le prese il viso fra le mani e si avvicinò. Sentì il calore delle sue labbra sulle sue e rispose a quel bacio. Poi appoggiò il viso sulla sua spalla e rimasero così a lungo, ognuno perso nei propri pensieri. La sua mente era inebriata, Quelle sensazioni così intense la spaventavano. Ormai le aveva perse nel corso degli anni e all’improvviso eccole riaffiorare ancora più forti. Fra le sue braccia si sentiva al sicuro, protetta. Sentiva il suo cuore battere e un calore salire. Quell’uomo le aveva riaperto il cuore, l’aveva fatta sentire viva. Era felice e non voleva pensare ad altro in quel momento, solo a loro due, in quel posto magico.
Lui le baciò la fronte. Guardava il suo viso, i suoi occhi chiusi. Era lì con lui, una donna così bella e dolcissima. I suoi sogni avevano preso corpo. Aveva una donna fra le braccia, sentiva il suo calore ed il profumo della sua pelle. Non chiedeva altro, era felice così. La stringeva a sé come se fosse una cosa sua, un regalo che il destino gli aveva donato. In quel momento non voleva pensare al domani. “Guarda” - disse, indicando il cielo - “guarda quante stelle”. Lei alzò il viso e allungò una mano.“Potrei toccarle tanto sono vicine” – disse - “Da quassù sembra di essere padroni dell’intero universo, è così bello. Non ero mai salita su un faro, è bellissimo, sei fortunato ad avere tutto questo per te”. “Si, quando ho visto questo faro abbandonato ho deciso che sarebbe stato il mio rifugio. Ho vissuto tanti anni sul mare e non potevo allontanarmi da lui. Sono sempre stato solo. Le mie giornate le passo a passeggiare lungo il mare, a sistemare questo vecchio faro, a tenere la lampada sempre in efficienza”. Lei alzò gli occhi verso il fascio di luce che girava e ad ogni passaggio  lei chiudeva gli occhi. Lui sorrise nel vederla. - E’ come una ragazzina – pensava e, a quel pensiero, la strinse di più. “Che c’è” – disse lei guardandolo. “Sei cosi meravigliosamente infantile certe volte e quella luce nei tuoi occhi che si accende come quella del faro...mi fai tenerezza, ecco perchè ti stringo”. A quelle parole lei chiuse gli occhi e cercò le sue labbra. Fu un bacio dolce e intenso.
Si erano incontrati per caso ed ora erano lì, in quell’ angolo di mondo, cercando di rubare un po’ di felicità l’uno dall’altra.
“Ti ho rubata al mare” – disse lui sussurrando – “i tuoi occhi ed il tuo sorriso hanno qualcosa di magico e ti prego, dimmi che non sto sognando” Lei appoggio il dito indice sulle labbra e disse – “Sssssss, sogno o realtà non fa nulla. Adesso siamo qui, tu ed io, i nostri sogni e i nostri desideri si sono incontrati, non chiediamoci nulla, viviamo questo momento”. Già, sogno o realtà. Ognuno dei due forse se lo stava chiedendo. Lui, che ogni giorno si sedeva sui gradini del suo faro e, guardando il mare, aspettava che il suo sogno diventasse realtà. Incontrare una donna che lo facesse sentire vivo, che gli donasse un po’ di calore. E lei, innamorata del suo mare, sognava una favola, sognava di poter ancora una volta provare un sentimento forte. In quel momento i loro sogni si erano incontrati..
La prima luce del mattino illuminava la stanza. L’aria era fresca e il grido dei gabbiani arrivò alle sue orecchie. Aprì piano gli occhi e cominciò a guardarsi intorno. La stanza era molto ordinata. Mobili in legno scuro. Alle pareti quadri con navi, cartine topografiche, paesaggi marini, fari. Un cannocchiale appoggiato alla finestra. Lentamente si alzò a sedere sul letto, girò il viso e lo vide. Dormiva ancora profondamente, il suo respiro leggero, il viso disteso. “E’ proprio un bell’uomo” – pensò e sorrise a quel pensiero. Avrebbe voluto allungare la mano, accarezzarlo, ma non voleva svegliarlo. Rimase a guardarlo a lungo mentre la sua mente la riportò ai momenti meravigliosi di quella notte. Aveva amato, intensamente, provando sensazioni che ormai aveva dimenticato e improvvisamente un brivido le percorse il corpo. Si sentiva finalmente bene, serena. Tutto era successo così all’improvviso, come il mare che lentamente accarezza la riva, onda dopo onda e ad un tratto, come risvegliato da quel torpore, aumenta il suo ritmo, si fa più potente. Nulla lo ferma ormai. Le sue onde si abbattono sulla spiaggia con forza, fanno sentire la loro potenza. Così era successo a lei. E ora, passato l’uragano che aveva pervaso il suo corpo, era lì che guardava quell’uomo. “ Non so nemmeno il suo nome, ma che importa” disse fra sé “Guardiano del faro, ecco come lo chiamerò”. Si alzò dal letto e raggiunse la finestra. Il mare era calmo e il cielo si stava colorando di rosa. Com’era immenso visto da lassù. Una leggera brezza arrivava al suo viso come una dolce carezza e quel profumo del mare la inebriava. “Come vorrei fermare il tempo per un attimo” pensò e di colpo la pervase la tristezza. Certo, sarebbe stato bello poter fermare il tempo e cancellare ogni ricordo. Rimanere lì, in quell’angolo di mondo, con accanto un uomo dolcissimo, amare ed essere amata. Tutti questi pensieri le giravano per la mente.
Cercando di non far rumore, cercò il suo pareo, lo prese, guardò l’uomo dormire e uscì dalla stanza. Scese le scale e si ritrovò sulla spiaggia. La sabbia sotto i suoi piedi era fresca. Si tolse il pareo e lentamente entrò in acqua. Che potere aveva il mare su di lei, riusciva a distendere la sua mente e a cancellare ogni pensiero. Si lasciò cullare dalle onde come fa il gabbiano quando è stanco di volare. Lentamente raggiunse la riva, l’aria era ancora fresca e si coprì. Passeggiò lungo la spiaggia guardando l’orizzonte, poi vide una conchiglia, la raccolse e la strinse fra le mani.
Ritornò al faro, salì le scale ed entrò nella camera. Si avvicinò al letto, dormiva ancora. Lo guardò a lungo, voleva imprimere nella sua mente il suo viso. Aprì la mano e vide la conchiglia. L’appoggiò vicino a lui poi avvicinò le labbra alle sue, erano calde e morbide, chiuse un attimo gli occhi e gli sussurrò “Grazie di avermi regalato un sogno”. Si rialzò, lo guardò ancora un attimo e se ne andò.
(Laura Madoi, 18 Aprile 2004)